Mostrando entradas con la etiqueta letizia. Mostrar todas las entradas
Mostrando entradas con la etiqueta letizia. Mostrar todas las entradas

viernes, 28 de agosto de 2020

Paradiso, Canto XXXI

CANTO XXXI

Canto XXXI, il quale tratta come l'auttore fue lasciato da Beatrice e trovò Santo Bernardo, per lo cui conducimento rivide Beatrice ne la sua gloria; poi pone una orazione che Dante fece a Beatrice che pregasse per lui lo nostro Segnore Iddio e la nostra Donna sua Madre; e come vide la Divina Maestà.

In forma dunque di candida rosa

mi si mostrava la milizia santa

che nel suo sangue Cristo fece sposa;

ma l'altra, che volando vede e canta

la gloria di colui che la 'nnamora

e la bontà che la fece cotanta,

sì come schiera d'ape che s'infiora

una fïata e una si ritorna

là dove suo laboro s'insapora,

nel gran fior discendeva che s'addorna

di tante foglie, e quindi risaliva

là dove 'l süo amor sempre soggiorna.

Le facce tutte avean di fiamma viva

e l'ali d'oro, e l'altro tanto bianco,

che nulla neve a quel termine arriva.

Quando scendean nel fior, di banco in banco

porgevan de la pace e de l'ardore

ch'elli acquistavan ventilando il fianco.

Né l'interporsi tra 'l disopra e 'l fiore

di tanta moltitudine volante

impediva la vista e lo splendore:

ché la luce divina è penetrante

per l'universo secondo ch'è degno,

sì che nulla le puote essere ostante.

Questo sicuro e gaudïoso regno,

frequente in gente antica e in novella,

viso e amore avea tutto ad un segno.

Oh trina luce che 'n unica stella

scintillando a lor vista, sì li appaga!

guarda qua giuso a la nostra procella!

Se i barbari, venendo da tal plaga

che ciascun giorno d'Elice si cuopra,

rotante col suo figlio ond' ella è vaga,

veggendo Roma e l'ardüa sua opra,

stupefaciensi, quando Laterano

a le cose mortali andò di sopra;

ïo, che al divino da l'umano,

a l'etterno dal tempo era venuto,

e di Fiorenza in popol giusto e sano,

di che stupor dovea esser compiuto!

Certo tra esso e 'l gaudio mi facea

libito non udire e starmi muto.

E quasi peregrin che si ricrea

nel tempio del suo voto riguardando,

e spera già ridir com' ello stea,

su per la viva luce passeggiando,

menava ïo li occhi per li gradi,

mo sù, mo giù e mo recirculando.

Vedëa visi a carità süadi,

d'altrui lume fregiati e di suo riso,

e atti ornati di tutte onestadi.

La forma general di paradiso

già tutta mïo sguardo avea compresa,

in nulla parte ancor fermato fiso;

e volgeami con voglia rïaccesa

per domandar la mia donna di cose

di che la mente mia era sospesa.

Uno intendëa, e altro mi rispuose:

credea veder Beatrice e vidi un sene

vestito con le genti glorïose.

Diffuso era per li occhi e per le gene

di benigna letizia, in atto pio

quale a tenero padre si convene.

E «Ov' è ella?», sùbito diss' io.

Ond' elli: «A terminar lo tuo disiro

mosse Beatrice me del loco mio;

e se riguardi sù nel terzo giro

dal sommo grado, tu la rivedrai

nel trono che suoi merti le sortiro».

Sanza risponder, li occhi sù levai,

e vidi lei che si facea corona

reflettendo da sé li etterni rai.

Da quella regïon che più sù tona

occhio mortale alcun tanto non dista,

qualunque in mare più giù s'abbandona,

quanto lì da Beatrice la mia vista;

ma nulla mi facea, ché süa effige

non discendëa a me per mezzo mista.

«O donna in cui la mia speranza vige,

e che soffristi per la mia salute

in inferno lasciar le tue vestige,

di tante cose quant' i' ho vedute,

dal tuo podere e da la tua bontate

riconosco la grazia e la virtute.

Tu m'hai di servo tratto a libertate

per tutte quelle vie, per tutt' i modi

che di ciò fare avei la potestate.

La tua magnificenza in me custodi,

sì che l'anima mia, che fatt' hai sana,

piacente a te dal corpo si disnodi».

Così orai; e quella, sì lontana

come parea, sorrise e riguardommi;

poi si tornò a l'etterna fontana.

E 'l santo sene: «Acciò che tu assommi

perfettamente», disse, «il tuo cammino,

a che priego e amor santo mandommi,

vola con li occhi per questo giardino;

ché veder lui t'acconcerà lo sguardo

più al montar per lo raggio divino.

E la regina del cielo, ond' ïo ardo

tutto d'amor, ne farà ogne grazia,

però ch'i' sono il suo fedel Bernardo».

Qual è colui che forse di Croazia

viene a veder la Veronica nostra,

che per l'antica fame non sen sazia,

ma dice nel pensier, fin che si mostra:

'Segnor mio Iesù Cristo, Dio verace,

or fu sì fatta la sembianza vostra?';

tal era io mirando la vivace

carità di colui che 'n questo mondo,

contemplando, gustò di quella pace.

«Figliuol di grazia, quest' esser giocondo»,

cominciò elli, «non ti sarà noto,

tenendo li occhi pur qua giù al fondo;

ma guarda i cerchi infino al più remoto,

tanto che veggi seder la regina

cui questo regno è suddito e devoto».

Io levai li occhi; e come da mattina

la parte orïental de l'orizzonte

soverchia quella dove 'l sol declina,

così, quasi di valle andando a monte

con li occhi, vidi parte ne lo stremo

vincer di lume tutta l'altra fronte.

E come quivi ove s'aspetta il temo

che mal guidò Fetonte, più s'infiamma,

e quinci e quindi il lume si fa scemo,

così quella pacifica oriafiamma

nel mezzo s'avvivava, e d'ogne parte

per igual modo allentava la fiamma;

e a quel mezzo, con le penne sparte,

vid' io più di mille angeli festanti,

ciascun distinto di fulgore e d'arte.

Vidi a lor giochi quivi e a lor canti

ridere una bellezza, che letizia

era ne li occhi a tutti li altri santi;

e s'io avessi in dir tanta divizia

quanta ad imaginar, non ardirei

lo minimo tentar di sua delizia.

Bernardo, come vide li occhi miei

nel caldo suo caler fissi e attenti,

li suoi con tanto affetto volse a lei,

che ' miei di rimirar fé più ardenti.

martes, 25 de agosto de 2020

Paradiso, Canto IX

CANTO IX

[Canto IX, nel quale parla madonna Cunizza di Romano, antidicendo alcuna cosa de la Marca di Trevigi; e parla Folco di Marsilia che fue vescovo d'essa.]

Da poi che Carlo tuo, bella Clemenza,

m'ebbe chiarito, mi narrò li 'nganni

che ricever dovea la sua semenza;

ma disse: «Taci e lascia muover li anni»;

sì ch'io non posso dir se non che pianto

giusto verrà di retro ai vostri danni.

E già la vita di quel lume santo

rivolta s'era al Sol che la rïempie

come quel ben ch'a ogne cosa è tanto.

Ahi anime ingannate e fatture empie,

che da sì fatto ben torcete i cuori,

drizzando in vanità le vostre tempie!

Ed ecco un altro di quelli splendori

ver' me si fece, e 'l suo voler piacermi

significava nel chiarir di fori.

Li occhi di Bëatrice, ch'eran fermi

sovra me, come pria, di caro assenso

al mio disio certificato fermi.

«Deh, metti al mio voler tosto compenso,

beato spirto», dissi, «e fammi prova

ch'i' possa in te refletter quel ch'io penso!».

Onde la luce che m'era ancor nova,

del suo profondo, ond' ella pria cantava,

seguette come a cui di ben far giova:

«In quella parte de la terra prava

italica che siede tra Rïalto

e le fontane di Brenta e di Piava,

si leva un colle, e non surge molt' alto,

là onde scese già una facella

che fece a la contrada un grande assalto.

D'una radice nacqui e io ed ella:

Cunizza fui chiamata, e qui refulgo

perché mi vinse il lume d'esta stella;

ma lietamente a me medesma indulgo

la cagion di mia sorte, e non mi noia;

che parria forse forte al vostro vulgo.

Di questa luculenta e cara gioia

del nostro cielo che più m'è propinqua,

grande fama rimase; e pria che moia,

questo centesimo anno ancor s'incinqua:

vedi se far si dee l'omo eccellente,

sì ch'altra vita la prima relinqua.

E ciò non pensa la turba presente

che Tagliamento e Adice richiude,

né per esser battuta ancor si pente;

ma tosto fia che Padova al palude

cangerà l'acqua che Vincenza bagna,

per essere al dover le genti crude;

e dove Sile e Cagnan s'accompagna,

tal signoreggia e va con la testa alta,

che già per lui carpir si fa la ragna.

Piangerà Feltro ancora la difalta

de l'empio suo pastor, che sarà sconcia

sì, che per simil non s'entrò in malta.

Troppo sarebbe larga la bigoncia

che ricevesse il sangue ferrarese,

e stanco chi 'l pesasse a oncia a oncia,

che donerà questo prete cortese

per mostrarsi di parte; e cotai doni

conformi fieno al viver del paese.

Sù sono specchi, voi dicete Troni,

onde refulge a noi Dio giudicante;

sì che questi parlar ne paion buoni».

Qui si tacette; e fecemi sembiante

che fosse ad altro volta, per la rota

in che si mise com' era davante.

L'altra letizia, che m'era già nota

per cara cosa, mi si fece in vista

qual fin balasso in che lo sol percuota.

Per letiziar là sù fulgor s'acquista,

sì come riso qui; ma giù s'abbuia

l'ombra di fuor, come la mente è trista.

«Dio vede tutto, e tuo veder s'inluia»,

diss' io, «beato spirto, sì che nulla

voglia di sé a te puot' esser fuia.

Dunque la voce tua, che 'l ciel trastulla

sempre col canto di quei fuochi pii

che di sei ali facen la coculla,

perché non satisface a' miei disii?

Già non attendere' io tua dimanda,

s'io m'intuassi, come tu t'inmii».

«La maggior valle in che l'acqua si spanda»,

incominciaro allor le sue parole,

«fuor di quel mar che la terra inghirlanda,

tra ' discordanti liti contra 'l sole

tanto sen va, che fa meridïano

là dove l'orizzonte pria far suole.

Di quella valle fu' io litorano

tra Ebro e Macra, che per cammin corto

parte lo Genovese dal Toscano.

Ad un occaso quasi e ad un orto

Buggea siede e la terra ond' io fui,

che fé del sangue suo già caldo il porto.

Folco mi disse quella gente a cui

fu noto il nome mio; e questo cielo

di me s'imprenta, com' io fe' di lui;

ché più non arse la figlia di Belo,

noiando e a Sicheo e a Creusa,

di me, infin che si convenne al pelo;

né quella Rodopëa che delusa

fu da Demofoonte, né Alcide

quando Iole nel core ebbe rinchiusa.

Non però qui si pente, ma si ride,

non de la colpa, ch'a mente non torna,

ma del valor ch'ordinò e provide.

Qui si rimira ne l'arte ch'addorna

cotanto affetto, e discernesi 'l bene

per che 'l mondo di sù quel di giù torna.

Ma perché tutte le tue voglie piene

ten porti che son nate in questa spera,

proceder ancor oltre mi convene.

Tu vuo' saper chi è in questa lumera

che qui appresso me così scintilla

come raggio di sole in acqua mera.

Or sappi che là entro si tranquilla

Raab; e a nostr' ordine congiunta,

di lei nel sommo grado si sigilla.

Da questo cielo, in cui l'ombra s'appunta

che 'l vostro mondo face, pria ch'altr' alma

del trïunfo di Cristo fu assunta.

Ben si convenne lei lasciar per palma

in alcun cielo de l'alta vittoria

che s'acquistò con l'una e l'altra palma,

perch' ella favorò la prima gloria

di Iosüè in su la Terra Santa,

che poco tocca al papa la memoria.

La tua città, che di colui è pianta

che pria volse le spalle al suo fattore

e di cui è la 'nvidia tanto pianta,

produce e spande il maladetto fiore

c'ha disvïate le pecore e li agni,

però che fatto ha lupo del pastore.

Per questo l'Evangelio e i dottor magni

son derelitti, e solo ai Decretali

si studia, sì che pare a' lor vivagni.

A questo intende il papa e ' cardinali;

non vanno i lor pensieri a Nazarette,

là dove Gabrïello aperse l'ali.

Ma Vaticano e l'altre parti elette

di Roma che son state cimitero

a la milizia che Pietro seguette,

tosto libere fien de l'avoltero».

Portfolio

       Ramón Guimerá Lorente Beceite blog, Beseit Beseit en chapurriau yo parlo lo chapurriau  y lo escric Chapurriau al Wordpress Lo Decame...