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miércoles, 14 de octubre de 2020

III, SUOI STUDI

III

SUOI STUDI

Nacque questo singulare splendore italico nella nostra cittá, vacante il romano imperio per la morte di Federigo giá detto, negli anni della salutifera incarnazione del Re dell'universo MCCLXV, sedente Urbano papa quarto nella cattedra di san Piero, ricevuto nella paterna casa da assai lieta fortuna: lieta, dico, secondo la qualitá del mondo che allora correa. Ma, quale che ella si fosse, lasciando stare il ragionare della sua infanzia, nella quale assai segni apparirono della futura gloria del suo ingegno, dico che dal principio della sua puerizia, avendo giá li primi elementi delle lettere impresi, non, secondo il costume de' nobili odierni, si diede alle fanciullesche lascivie e agli ozi, nel grembo della madre impigrendo, ma nella propia patria tutta la sua puerizia con istudio continuo diede alle liberali arti, e in quelle mirabilmente divenne esperto. E crescendo insieme con gli anni l'animo e lo 'ngegno, non a' lucrativi studi, alli quali generalmente oggi corre ciascuno, si dispose, ma da una laudevole vaghezza di perpetua fama [tratto], sprezzando le transitorie ricchezze, liberamente si diede a volere aver piena notizia delle fizioni poetiche e dell'artificioso dimostramento di quelle. Nel quale esercizio familiarissimo divenne di Virgilio, d'Orazio, d'Ovidio, di Stazio e di ciascun altro poeta famoso; non solamente avendo caro il conoscergli, ma ancora, altamente cantando, s'ingegnò d'imitarli, come le sue opere mostrano, delle quali appresso a suo tempo favelleremo. E, avvedendosi le poetiche opere non essere vane o semplici favole o maraviglie, come molti stolti estimano, ma sotto sé dolcissimi frutti di veritá istoriografe o filosofiche avere nascosti; per la quale cosa pienamente, sanza le istorie e la morale e naturale filosofia, le poetiche intenzioni avere non si potevano intere; partendo i tempi debitamente, le istorie da sé, e la filosofia sotto diversi dottori s'argomentò, non sanza lungo studio e affanno, d'intendere. E, preso dalla dolcezza del conoscere il vero delle cose racchiuse dal cielo, niuna altra piú cara che questa trovandone in questa vita, lasciando del tutto ogni altra temporale sollecitudine, tutto a questa sola si diede. E, accioché niuna parte di filosofia non veduta da lui rimanesse, nelle profonditá altissime della teologia con acuto ingegno si mise. Né fu dalla intenzione l'effetto lontano, percioché, non curando né caldi né freddi, vigilie né digiuni, né alcun altro corporale disagio, con assiduo studio pervenne a conoscere della divina essenzia e dell'altre separate intelligenzie quello che per umano ingegno qui se ne può comprendere. E cosí come in varie etadi varie scienze furono da lui conosciute studiando, cosí in vari studi sotto vari dottori le comprese.

Egli li primi inizi, sí come di sopra è dichiarato, prese nella propia patria, e di quella, sí come a luogo piú fertile di tal cibo, n'andò a Bologna; e giá vicino alla sua vecchiezza n'andò a Parigi, dove, con tanta gloria di sé, disputando, piú volte mostrò l'altezza del suo ingegno, che ancora, narrandosi, se ne maravigliano gli uditori. E di tanti e sí fatti studi non ingiustamente meritò altissimi titoli: percioché alcuni il chiamarono sempre «poeta», altri «filosofo» e molti «teologo», mentre visse. Ma, percioché tanto è la vittoria piú gloriosa al vincitore, quanto le forze del vinto sono state maggiori, giudico esser convenevole dimostrare, di come fluttuoso e tempestoso mare costui, gittato ora in qua ora in lá, vincendo l'onde parimente e' venti contrari, pervenisse al salutevole porto de' chiarissimi titoli giá narrati.

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